Holden & Company. Peripezie di letteratura americana da J. D. Salinger a Kent Haruf - Luca Pantarotto


Holden & Company - Peripezie di letteratura americana da J.D. Salinger a Kent Haruf.
Luca Pantarotto - Aguaplano Edizioni



C’era un volta un blog, c’era una volta un blogger e c’era un volta una casa editrice appena un po’ hipster (perlomeno per quanto riguarda l’estetica del libro in questione). Il blogger lo conosco. Appena, ma lo conosco. È un addetto ai lavori, è il Social Media Manager di NN Editore, quindi gli chiedo l’amicizia su Facebook. Su Facebook, a parte gli amici reali: persone dotate di un’entità fisica e materiale con cui più o meno spesso mi rapporto, chiedo amicizia solo ai lavoranti del settore editoriale per avere input sul settore in questione, comprendere meglio come funzionano le cose e restare informato grazie a persone informate.
Il Pantarotto (mi piace chiamarlo così per una sorta di confidenza acquisita forse anche solo unilateralmente sul web) mi risulta subito simpatico per via dei suoi post che denotano una bella cultura sull’argomento che più mi interessa: i contemporanei americani. Lo seguo, dunque, ogni tanto interagisco, cazzeggiando, giusto per rendergli palese la mia approvazione. Poi partecipa a una fiera editoriale nella mia città, quindi mi presento, facciamo due chiacchiere e via. Continuo a leggerlo sui Social e vengo a sapere – guarda caso, penso – che un’altra casa editrice, non quella per cui lavora, pubblicherà un suo libro.
Ci risiamo, penso, visto che ormai è prassi sempre più comune, per quello che vedo, avvalersi di addetti ai lavori, perlopiù scambiandoseli, per sottrarre alla filiera editoriale il peso di uno scouting autorale ormai troppo difficile e dispendioso (sotto molti punti di vista, non solo economicamente) a causa dei motivi che ovviamente tutti conosciamo, cioè la democratizzazione del processo creativo, leggi: Internet e Self-Publishing, visto che, così come la tecnologia digitale ha reso tutti fotografi, Internet e i Social hanno reso tutti scrittori. Comunque il libro di Pantarotto non costa molto, solo 15 euro, non è lungo mille e passa pagine – d’altronde Infinite Jest lo si legge solo perché lo ha scritto DFW, che oltre a essere uno scrittore era anche un personaggio, uno di quelli che, come William Burroughs, Douglas Adams o Tom Robbins, si conoscono a prescindere, e magari, prima ancora del loro lavoro. Poi ovviamente, come tutti gli scrittori, sono curioso. Se il Pantarotto avesse scritto una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi, i soldi del libro non sarebbero stati buttati: sarebbero serviti ad avvalorare la mia tesi sulla sottrazione autorale nel mondo editoriale. Se avesse scritto un buon libro sarebbe stato un piacere leggerlo, almeno fino a un certo punto. Mentre se avesse scritto un capolavoro, beh, in quel caso sarebbe stato un disastro. Avete presente cosa risponde Hemingway al protagonista di Midnight in Paris che gli chiede di leggere il suo romanzo? “La mia opinione è che lo odio. Se è brutto lo odio perché odio la brutta prosa, se è buono sono invidioso e lo odio ancora di più. Non chiedere mai il parere di un altro scrittore.”
Il Pantarotto però non ha chiesto la mia opinione, non ne ha nemmeno fatto molta pubblicità sui Social, Social con cui tra l’altro lavora, quindi c’ho messo un po’ a realizzare che non si trattava di un romanzo ma di una raccolta di suoi vecchi articoli dedicati alla letteratura americana e scritti per un blog che gestiva qualche tempo fa (ora non esiste più) e che si chiamava Holden & Company, proprio come il libro in questione, pubblicato da Aguaplano Edizioni nella collana Glitch. 
Perfetto dunque, quindi senza timore mi accaparro una delle prime copie al Salone del Libro dove questo esce in anteprima. A proposito: ma vi ricordate quando i libri uscivano davvero in anteprima al Salone? Sto divagando, lo so.
 In treno al ritorno dal Salone comincio a girarmi tra le mani quest’edizione veramente hipster, nel senso buono del termine: cartoncino pesante con alette, rilegatura a filo, fianchetto a vista (forse mancante, non conosco il termine professionale) una roba da feticisti. Bello, cazzo, proprio bello. L’unica edizione in mio possesso che può competere (anche se per motivi diversi) è: Lo Chiamavano il Prete, di Fazi Editore.
Inizio a leggere quindi, il primo articolo prende spunto dal famoso tweet di Bret Easton Ellis sulla morte di Salinger. Forse io e l’autore abbiamo opinioni leggermente diverse su Bret, lui cerca di leggere fra le righe di quel tweet attribuendogli un significato molto più grande di quello letterale, io invece, che amo solo due libri di Bret: American Psycho: divertente e Lunar Park: agghiacciante (no, non ho confuso gli aggettivi), che trovo assolutamente inutile tutta l’altra sua produzione, e che penso che l’autore, nella vita privata, non sia una gran bella persona (diciamo così), la penso un po’ diversamente da lui, ma… cazzo: il Pantarotto scrive fottutamente bene. Vado avanti e continuo con gli altri articoli, in tutto sono diciotto, si parte da Bret Eston Ellis, si continua con Capote, con Chabon, David Foster Wallace, Lansdale, Meyer, King e altri che adesso non vi sto a elencare o sviscerare per non togliervi il piacere della lettura, vi basti sapere che e in ogni articolo c’è sempre qualcosa di interessante e (a parte Bret e DFW di cui ho letto tutto, o quasi) trovo sempre qualche indizio da seguire, qualche mancanza da riparare, o comunque vengo stuzzicato in qualche modo ed alla fine del libro il Pantarotto ormai lo odio. Ok,  scrive bene ed è fottutamente ferrato in materia, ma mi ha mentito clamorosamente sul prezzo di copertina. Per ora, dopo i quindici euro iniziali, a causa dei suoi input, dei rimandi e ovviamente delle mie lacune (nessuno può aver letto tutto) sono fuori di almeno altri cinquanta euro e ancora non sono uscito dal tunnel.
Fate attenzione dunque, perché il prezzo di copertina è semplicemente indicativo, quello che andrete a spendere dopo dipenderà solo dalla vostra preparazione e l’autore, di sicuro, è comunque uno che la sa lunga. Per il momento, l’unico libro citato che non ho voglia di andarmi a cercare, a parte quelli ovviamente già letti, è il libro di cucina di Myrna Davis che vanta la prefazione di Truman Capote. Sì avete letto bene, Truman Capote. Non lo sapevate? Beh, nemmeno io, almeno fino a qualche giorno fa.
A proposito, il libro in questione esce proprio oggi:

Holden & Company - Peripezie di letteratura americana da J.D. Salinger a Kent Haruf. Luca Pantarotto - Aguaplano Edizioni.

Io ve lo consiglio, se poi il Pantarotto dovesse continuare su questa strada, riaprire il blog (o che so io) e mandarci tutti sul lastrico, vorrà dire che faremo fronte comune, lo andremo a cercare e ci approprieremo di tutte le sue prime edizioni.
Come minimo.



patrizio pinna 

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